L’otto o lotto
“Wee carissimo! Che fine ho fatto io? Che fine hai fatto tu?”
“Beh, sai, ho avuto un po’ da fare…”
“Sì, vabbè…. è come andare a messa… non si ha mai tempo…”
“No, veramente… mi sposo!”
“Azz!! Allora sei giustificato… ahahahaah! Quando?”
“Il 26 agosto… siamo agli sgoccioli, che stress! Non vedo l’ora che finisca! E tu hai programmi? Quand’è che ti sposi con Marika?”
“Io? …Io lotto”
“L’otto di settembre?!”
“No…”
“L’otto di ottobre?”
“No…”
“Oooh, l’otto di che?”
“Lotto per non sposarmi!!! ahahahah”
“AHAHAHAHAAH! Fai benissimo!”
Un posto che si chiama casa…
Una notte d’amore a volte decide il destino di un altro essere umano…
Sono dentro, un posto nuovo… mi sento fremere spingere… spostamenti continui in più direzioni. Suoni sconosciuti, fluidi che mi fanno sentire al sicuro… cambiano consistenza… trasmettono energia come impulsi e mi sento cullare da questo nuovo mondo che mi avvolge.
In questo liquido ogni suono risulta ovattato e sento comporre come musica su uno spartito, nozioni che veicolano verso di me nutrimento modificando, aggiungendo, incorporando piccole parti di un DNA.
Un mix di DNA che cambia, assimila, incastra e sostituisce formulando un nuovo codice genetico che poi diventerà unico.
In questo centro caldo sento impulsi, corrono stimoli, scossoni e cambi di direzione, come se fossi una nave che cerca di evitare scogli e viaggia a volte veloce a volte lenta a volte in modo tumultuoso, mi fanno pensare che faccio parte di un ingranaggio più grande, poi riprendo un sonno lungo settimane.
Ogni risveglio mi porta ad una nuova coscienza del mio io. Ogni risveglio mi rende consapevole. Questo corpo che mi sta trasportando, questo corpo che ancora non conosco… ma vedo… il suo volto attraverso i suoi occhi, si riflette nella mia mente. La notte ci scambiamo queste informazioni. Le sue mani accarezzano e mi parlano, la voce che sento e le melodie, i suoni di questo mondo che trasmettono immagini come cartoline.
Comincio a sentire che non sono sola e che sicuramente avrò più di un altro essere vicino. Poi comincio a sentire voci e strani sentimenti invadono la mia anima e sento nel mio corpo che è ancora molle gelatinoso… deve completarsi e sento che lei soffre sente tristezza e paura per un giorno che ancora non abbiamo deciso nessuno dei due. Sarà la mia nascita…
Comincio a essere impaziente, curiosa e vorrei vedere con i miei occhi quello che in questi 7 mesi ho solo assimilato per informazioni che ancora non so usare e che il DNA mi ha raccontato.
Poi riprendo un ultimo sonno, riposo per accrescere i miei poteri per fare una uscita alla grande… (scusate mi sono fatta prendere la mano)
E’ giunto il momento fatidico sento Voci concitate, sento correre sento di nuovo spinte… ma forti molto più forti… non so se avere paura oppure essere felice. Mi sento quasi come se il posto sicuro, il posto caldo mi volesse espellere… tanti movimenti mi fanno pensare che è giunto il momento. Allora ricordo quell’IMPUT che il DNA mesi fa mi ha trasmesso. Raccolgo con forza una nuova identità e mi faccio trasportare in quello che da oggi in poi sarà per sempre il mio mondo.
Si scioglieva i capelli e rideva
Si scioglieva i capelli e rideva, rideva di quel sorriso che gli era fatale per quel largo nel cuore che riusciva a dilatare. Quel riso si faceva largo con la luce del mattino, col passo che solo lei sapeva muovere verso le sue fessure nascoste. Le spalle radiose, ora, cadevano fluttuanti fra i riccioli morbidi di quel castano di miele setoso. Si faceva vicina, padrona d’ogni angolo al primo accesso.
Parlava, parlava, raccontava di niente, e lui niente ricorda; quelle labbra muovevano l’aria intorno al solo scopo d’incanto. Le sue mani, farfalle d’un mattino d’estate s’attardavano, ora su un’asola, ora sciogliendo i suoi nastri, ipnotizzandogli lo sguardo arreso in quella danza spoglia da astuzie, a pensieri sciolti. Quanto era bella alla luce di quei suoi vaghi pensieri.
Cosa diceva? Che darebbe, ora, per ricordare una sola di quelle parole, per potersela seminare nella bocca, per far rinascere quelle carezze che pure ha dimenticato ma che lo torturano come un ricordo che si perde sulla punta della lingua e che, forse, riapparirà in un sogno, in una notte felice, devastante.
|
Questa notte ho fatto un sogno,
ho sognato che camminavo sulla sabbia accompagnato dal Signore, e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita.
Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della mia vita proiettato nel film apparivano orme sulla sabbia:
una mia e una del Signore
.
Nessun commento:
Posta un commento